Al di là di quelli che possono essere gli interessi estetici, la composizione corporea ha riscosso particolare interesse negli ultimi decenni, da quando si è compreso che il mantenimento di un buon rapporto tra i tessuti corporei risulti essere un’azione preventiva verso determinate patologie e predittivo di buona salute in generale. Dagli inizi del XXI secolo le ricerche hanno scoperto le funzioni Neuro Immuno Endocrine del tessuto muscolare grazie alla sua capacità di secernere citochine antinfiammatorie che lo rendono un ottimo alleato nella prevenzione di patologie cronico degenerative.
Anche il tessuto adiposo, che da alcuni autori è stato definito “organo adiposo” proprio per la sua grande attività metabolica è stato oggetto di studi correlati alle patologie infiammatorie croniche. L’interesse verso la composizione corporea ha quindi subito un’ulteriore accelerata e di pari passo le metodiche di misurazione. Esistono diversi modi per l’analisi della composizione corporea, qui sotto ne elenchiamo alcuni citandone pregi e difetti.
Bilancia
Ha sicuramente il vantaggio di essere un metodo di misurazione economico e semplice per monitorare l’andamento del peso nel tempo. Ecco il punto, con la bilancia possiamo affermare di stare guadagnando o perdendo peso (e non di stare dimagrendo),perché la bilancia stima il peso della persona secondo la formula: P = m·G dove P è il peso, m è la massa del soggetto e G è l’accelerazione gravitaria a cui tutti i corpi sono soggetti e che vale approssimativamente 9.81 m/s².
Gli svantaggi sono dovuti al fatto che non è possibile sapere se la variazione di peso è causata da un aumento di grasso, muscolo, acqua o altro quindi non si può dedurre se la variazione di peso è verso la salute o verso la malattia.
I.M.C. o Indice di Massa Corporea (o B.M.I., Body Mass Index)
Fornisce informazioni sull’andamento del soggetto rapportandone il peso e l’altezza secondo la formula IMC = peso(kg)/altezza²(m).
Facendo un esempio, un uomo di 1.75m e 70kg di peso ha un IMC = 70/1.75² = 22.85 kg/m².
Va da sé che questa classificazione ha il vantaggio del basso costo e dell’estrema semplicità di calcolo ma si trascina dietro grossi errori di valutazione soprattutto per persone molto muscolose (quindi pesanti) che risulterebbero gravi obesi e quindi a rischio.
Il BMI non permette infatti di discernere se un aumento dei suoi valori sia effettivamente corrispondente ad un aumento di tessuto adiposo. Ad esempio, un atleta di 1.80m e 85kg di peso con una percentuale di grasso del 15% (quindi perfettamente in forma),avrebbe un BMI = 26.2 kg/m² che lo renderebbe “sovrappeso” a fronte di una perfetta proporzione tra tessuto magro e grasso.
Inoltre, il BMI è poco applicabile nei soggetti anziani dove la degenerazione della colonna vertebrale causa una perdita di statura e quindi alterazioni dei valori. Ad ogni modo un 50%-60% della popolazione ricade nei range elencati in tabella e può trarre beneficio da una classificazione di questo tipo come indicatore di rischio.
Esiste una correlazione tra l’IMC e l’aspettativa di vita che indica come IMC < 18 kg/m² o IMC > 27 kg/m² corrispondano a un’aspettativa di vita ridotta del 20% peggiorando via via che ci si allontana dai valori sani compresi tra 18.5 e i 24.9. La Tabella 1 mostra valori di IMC e la loro classificazione.
Tabella 1 - IMC e la loro classificazione.
IMC (kg/m²) CLASSIFICAZIONE
<16.5 Gravemente sottopeso
da 16.5 a 18.4 Sottopeso
da 18.5 a 24.9 Normale
da 25 a 30 Sovrappeso
da 30.1 a 34.9 Obesità grado I
da 35 a 40 Obesità grado II
>40 Obesità grado III
Rapporto vita/fianchi
Un aspetto interessante nella analisi della composizione corporea è quella che lega lo stato di benessere e la distribuzione del tessuto adiposo in determinate aree del corpo. Molti studi hanno correlato l’aumento del tessuto adiposo nella zona addominale come altamente predittivo per l’insorgenza di patologie cardiovascolari e altri disturbi metabolici anche in soggetti con valori normali di BMI.
Studi eseguiti tramite Risonanza Magnetica (Shuster et al. 2012) attraverso scansioni all’altezza della terza vertebra lombare hanno evidenziato come questa zona sia quella in cui vi è una maggior concentrazione di grasso viscerale e di come l’azione pro infiammatoria di questo grasso possa influenzare negativamente il grasso sottocutaneo adiacente, in genere antinfiammatorio, aumentando il rischio cardiovascolare del soggetto. A questo proposito il rapporto tra la circonferenza della vita (misurata a livello dell’ombelico) e i fianchi (misurata nella massima sporgenza glutea) è un buon metodo a basso costo per stimare il livello di rischio cardiovascolare.
Nelle Tabelle 2 e 3 sono elencati i valori suddivisi per sesso ed età con il corrispondente valore di rischio.
Tabella 2 - Rapporto Vita/Fianchi Uomo
Rapporto vita/fianchi UOMO | |||||
Rischio | Età | ||||
20 - 29 | 30 - 39 | 40 - 49 | 50 - 59 | >60 | |
Molto alto | >0.94 | >0.96 | >1.00 | >1.02 | >1.03 |
Alto | 0.94-0.89 | 0.96-0.92 | 1.00-0.96 | 1.02-0.97 | 1.03-0.99 |
Moderato | 0.88-0.83 | 0.91-0.84 | 0.95-0.88 | 0.96-0.90 | 0.98-0.91 |
Basso | <0.83 | <0.84 | <0.88 | <0.90 | <0.91 |
Tabella 3 - Rapporto Vita/Fianchi Donna
Rapporto vita/fianchi DONNA | |||||
Rischio | Età | ||||
20 - 29 | 30 - 39 | 40 - 49 | 50 - 59 | >60 | |
Molto alto | >0.82 | >0.84 | >0.87 | >0.88 | >0.90 |
Alto | 0.82-0.78 | 0.84-0.79 | 0.87-0.80 | 0.88-0.82 | 0.90-0.84 |
Moderato | 0.77-0.71 | 0.78-0.72 | 0.79-0.73 | 0.81-0.74 | 0.83-0.76 |
Basso | <0.71 | <0.72 | <0.73 | <0.74 | <0.76 |
Le ragioni che spiegano la distribuzione del grasso sono varie. La base genetica, l’etnia e il sesso hanno sicuramente forti ricadute sul deposito di grasso del soggetto, ma negli ultimi anni si è visto che condizioni di stress e infiammazione abbiano un peso considerevole nello sviluppo del grasso addominale. In particolare, uno studio del 2008 (Guilherme et al.) ha validato lo stato infiammatorio come responsabile del cambio di stato degli adipociti del tessuto adiposo che in condizioni di stress passano dall’essere adipociti piccoli, insulino sensibili e antinfiammatori ad essere grossi, insulino resistenti e pro-infiammatori. Questo stato infiammatorio, che abbiamo approfondito in questo articolo, stimola il deposito di grasso viscerale e intramuscolare, fattori legati a doppio filo con l’insorgenza di insulino resistenza e patologie come il diabete di tipo 2. Riassumendo, a partenza da uno stato infiammatorio avremo un aumentato deposito di grasso viscerale e intramuscolare, un’alterazione del metabolismo glucidico che porterà a una contemporanea presenza di insulina e glucosio circolante che a lungo andare potrà causare l’insorgenza di insulino resistenza e disturbi metabolici di vario tipo.
Plicometria
La plicometria misura lo spessore delle pliche cutanee attraverso un plicometro, uno strumento a forma di pinza con una molla calibrata che esercita una pressione costante. Negli anni sono stati prodotti plicometri sempre più precisi e formule per calcolare la percentuale di grasso che tenessero conto di età, sesso, etnia, e stato di allenamento del soggetto, in modo che il margine di errore fosse ridotto il più possibile. Nonostante abbia un basso costo e una relativa semplicità di misurazione, la plicometria ha dei grossi limiti. Questo metodo si basa sull’assunto che la quantità di grasso sottocutaneo sia proporzionale al grasso totale corporeo. Però questa metodica non considera il grasso viscerale e intramuscolare che, come abbiamo visto in questo articolo, sono correlate con le aspettative di vita del soggetto oltre che una componente importante (in termini di kg) in un soggetto adulto.
La plicometria è un’analisi della composizione corporea definita “bicompartimentale” che divide il peso del soggetto in un compartimento magro (Massa Magra, argomento molto approfondito nella Lezione 6 del webinar) e in uno grasso (massa grassa),assumendo che quando vi sia un aumento della massa magra e/o un calo della massa grassa il soggetto stia migliorando la sua performance. Questa è una conclusione decisamente troppo semplicistica perché la variazione di fluidi dovuta ad allenamenti intensi, stato nutrizionale, sudorazione o disidratazione del soggetto può incidere in maniera importante sulla misurazione. Anche tensioni fasciali e alterazioni posturali possono falsare la misurazione delle pliche. Essendo una delle pratiche più diffuse per la stima della composizione corporea, abbiamo dedicato un intero articolo a riguardo.
Bioimpedenziometria
La bioimpedenziometria è un metodo indiretto per l’analisi della composizione corporea che presenta alcuni vantaggi rispetto ai precedenti metodi: è economico, ripetibile, non invasivo e applicabile alla quasi totalità dei soggetti. La bioimpedenziometria misura l'impedenza offerta dal corpo umano al passaggio di una corrente elettrica alternata a bassa intensità e frequenza fissa; i tessuti magri contengono molta più acqua ed elettroliti di quelli grassi, per cui conducono meglio la corrente. Di conseguenza la capacità di conduzione elettrica è direttamente proporzionale alla quantità di acqua ed elettroliti contenuti in quel tessuto.
Inoltre, l’idratazione del soggetto può essere dedotta dall'impedenza (cioè la forza che si oppone al passaggio di corrente) perché gli elettroliti contenuti nell'acqua sono buoni conduttori di corrente; se l’acqua corporea è molta, la corrente fluisce attraverso il corpo con minore resistenza, mentre la resistenza sarà alta nei soggetti con maggior quantità di grasso perché questo, praticamente anidro, è un pessimo conduttore di corrente. Attraverso una misurazione di questo tipo è possibile fare un’analisi della composizione corporea deducendo a importanti parametri come: Acqua Totale, Acqua Intracellulare, Acqua Extracellulare, Metabolismo Basale, Massa Cellulare, Massa Extracellulare, Massa Magra, Massa Grassa.
Altri metodi – DEXA, TAC, MRI
Il progresso tecnologico ha permesso di ideare nuove tecnologie con le quali è possibile fareunaanalisi della composizione corporea molto accurata. Tra questi citiamo DEXA (Dual X-Ray Absorbtion),TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) e MRI (Magnetic Resonance Imaging). Si tratta di metodiche di altissimo livello con solide pubblicazioni scientifiche alle spalle, ma hanno costi altissimi, una difficile applicabilità e interpretazione dei dati. Nessuna di queste metodiche è dannosa ma non essendo ripetibili frequentemente non possono essere utilizzate per monitorare l’evoluzione della composizione corporea del soggetto. Non mi dilungo eccessivamente su queste metodiche perché sono poco spendibili nel quotidiano e ci sono libri che spiegano bene il funzionamento e i principi su cui si basano questi macchinari.
Bibliografia:
Wang Z.M., Jr Pierson R.M., Heymsfield S.B. – “The five level model: a new approach to organizing body composition research” – Am.J.Clin.Nutr. 1992
Shuster A., Patlas M., Pintus J.H., Mourtzakis M. - “The clinical importance of visceral adiposity” - The British Journal of Radiology 2012
Guilherme A., Virbasius J.V., Puri V., Czech M.P. - “Adipocyte disfunction linking obesity to insulin resistance and type 2 diabetes” – Nat. Rev. Mol. Cell. Biol. 2008
S. Rocco – “Composizione corporea” – Alea 2000
G. Pelizza – “Composizione corporea – dalla fisiologia alla pratica” – 2018